Gennaio 15

Il Dirigente Scolastico e la Promozione della Ricerca Educativa: Sfide e Opportunità

 

Il Dirigente Scolastico e la Promozione della Ricerca Educativa: Sfide e Opportunità
di Mario Di Maio

“Il mondo non ha bisogno di dogmi, ma di libera ricerca”.
(Bertrand Russell)

1.Introduzione

Bill Gates, in uno degli ultimi post del blog in cui, ogni tanto, pubblica le sue considerazioni sulle attività educative di cui è testimone, descrive le iniziative metodologiche di cui è stata protagonista un’insegnante che svolge il suo lavoro nello Stato di Washington, Blaire Penry, che è stata insignita del titolo di docente dell’anno per il 2024, per le innovazioni che ella ha apportato al curricolo scolastico. Dalla lettura dell’articolo scaturiscono tre considerazioni che possono costituire un utile elemento di riflessione sull’importanza della ricerca pedagogica e metodologica che ogni Scuola dovrebbe impostare e di cui il Dirigente scolastico dovrebbe essere l’elemento di propulsione : l’importanza del contesto educativo e delle problematiche che bisogna affrontare, una relazione educativa empatica, le innovazioni che occorre implementare per consentire la massima inclusione degli allievi più svantaggiati. La docente americana, in un sistema educativo com’è quello americano, molto più libero e meno vincolato da indicazioni normative, è l’evidente dimostrazione di come la ricerca sia una strategia fondamentale per far fronte a nuove esigenze di tipo formativo. Un aspetto fondamentale è l’atteggiamento che la docente ha avuto per i suoi allievi. “La sua positività incondizionata per i suoi studenti è una delle ragioni principali per cui è così influente. Blaire ama il suo lavoro e ha detto che riesce a ridere con i suoi studenti ogni giorno. Ama esplorare argomenti che gli studenti trovano rilevanti per le loro vite. Credo che la signora Penry sia un’insegnante eccezionale, il modo in cui mostra ai suoi studenti quanto tiene a loro e l’energia che porta in classe ogni giorno facendoti desiderare costantemente di essere lì è incredibile”, afferma la senior Jekyla Beasley. La leadership di Blaire continua a plasmare non solo la sua comunità scolastica, ma ispira anche i suoi colleghi e il corpo studentesco a essere cittadini riflessivi, informati e attivi di Auburn”(1). L’impostazione di un curricolo innovativo è nata nel periodo dell’epidemia del Covid quando la Blaire ha potuto osservare l’inefficacia delle metodologie utilizzate per far fronte alle esigenze formative che si venivano a creare in uno scenario del tutto nuovo creato dall’emergenza Covid. Tutto questo per dire che le Istituzioni scolastiche che sono il primo e più immediato contatto tra i discenti e le loro esigenze educative e formative relative ai processi di apprendimento, dovrebbero farsi carico d’impostare un efficace percorso di ricerca pedagogica e metodologica, in cui il ruolo del Dirigente scolastico è essenziale perché esso venga svolto in modo efficace e, nello stesso tempo, secondo i più validi criteri di scientificità. Queste considerazioni potrebbero vedere una “levata di scudi” da parte dei dirigenti, oberati dalle esigenze di far fronte ad obblighi amministrativi e contabili (vedi l’attuazione del PNRR e della messa in opera di progetti di vario tipo), per assumere un ulteriore compito ma la figura del dirigente scolastico è connotata (o dovrebbe essere) dalla funzione di leader educativo e, quindi, la ricerca dovrebbe essere un’azione fondamentale per svolgere in modo congruo la propria missione. Tale necessità è stata ribadita dagli interventi dei relatori nel recente Convegno nazionale dell’Andis sull’” Autonomia incompiuta” in cui si è sottolineato il ruolo fondamentale del dirigente scolastico per la piena attuazione dell’Autonomia con particolare riferimento all’articolo 6 del DPR 275/99, in cui si esplicita, anche in via normativa che” Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo”(2). Occorre, quindi, che “per mantenere la rotta sia «dentro» ai processi organizzativi e didattici”.(3)

2.   Il Ruolo del Dirigente Scolastico nella Ricerca Pedagogica e Metodologica

I documenti ministeriali emanati durante gli ultimi anni hanno sottolineato l’importanza delle Istituzioni scolastiche come “ambienti” destinati alla ricerca educativa e metodologica. La Scuola come “Centro di ricerca” fu il titolo di un importantissimo testo di Alfredo Giunti (4) del 1973 che costituì per molti docenti, spesso alle primissime esperienze d’insegnamento, un’opera fondamentale per avviare nella Scuola di quegli anni un movimento formativo e metodologico fortemente innovativo ma un contributo fondamentale è stato il già citato articolo 6 per implementare nelle Istituzioni scolastiche un percorso di ricerca e di sperimentazione.(5)

Il dirigente scolastico è una figura centrale nel contesto educativo, non solo per la gestione amministrativa e organizzativa della scuola, ma anche per la promozione e il supporto delle attività di ricerca pedagogica e metodologica. Egli non è semplicemente un amministratore, ma un leader educativo capace di influenzare positivamente l’intero ecosistema scolastico, orientando docenti e studenti verso l’innovazione e il miglioramento continuo.

Deve possedere una chiara visione educativa, che includa non solo gli obiettivi formativi ma anche una strategia per l’innovazione didattica. Egli deve essere il promotore di cambiamenti positivi, spingendo i docenti a riflettere criticamente sulle proprie pratiche e a sperimentare nuovi approcci metodologici. La visione deve essere condivisa e costruita con il coinvolgimento di tutto il personale scolastico, creando un ambiente collaborativo e aperto al dialogo.

La ricerca pedagogica è fondamentale per comprendere e migliorare i processi di insegnamento e apprendimento. Il dirigente scolastico svolge un ruolo chiave nel promuovere la ricerca all’interno della scuola, incoraggiando i docenti a partecipare a progetti di ricerca, seminari, e corsi di aggiornamento professionale. Egli può facilitare l’accesso a risorse bibliografiche e digitali, creare spazi di confronto e discussione e promuovere collaborazioni con Università e Centri di ricerca.

Un dirigente scolastico proattivo non solo incoraggia la ricerca, ma la integra anche nella cultura scolastica, attraverso la creazione di commissioni interne dedicate all’innovazione didattica, o incentivando i docenti a sperimentare le strategie metodologiche più innovative, definendone i risultati e, nell’ambito di una documentazione che costituisca una specie di “memoria storica”, a pubblicare i risultati delle loro ricerche. Può, inoltre, facilitare l’uso di strumenti di valutazione per monitorare l’efficacia delle nuove pratiche pedagogiche implementate.

L’innovazione metodologica è cruciale per rispondere alle esigenze di una società in continua evoluzione e per preparare gli studenti alle sfide future. Il dirigente scolastico deve quindi essere un catalizzatore di innovazioni didattiche, promuovendo l’adozione di nuovi strumenti e tecnologie, come l’uso di piattaforme digitali, la didattica per competenze, l’apprendimento basato su compiti di realtà e la flipped classroom.

La sperimentazione di nuove metodologie richiede un ambiente di fiducia e supporto. Il dirigente deve quindi creare un clima scolastico che favorisca l’innovazione attraverso la formazione continua dei docenti, l’acquisizione di risorse tecnologiche adeguate e la valorizzazione delle buone pratiche emergenti. Inoltre, è essenziale che il dirigente scolastico promuova una “cultura dell’errore” come parte integrante del processo di apprendimento e miglioramento delle competenze degli studenti.

Egli, come leader educativo, ha la responsabilità di sostenere lo sviluppo professionale dei docenti, con la pianificazione di percorsi formativi personalizzati, l’organizzazione di workshop e l’offerta di opportunità di mentoring. Un dirigente efficace riconosce le competenze e i talenti dei propri insegnanti, incentivando il loro coinvolgimento in ruoli di leadership pedagogica.

Il sostegno allo sviluppo professionale si estende anche alla riflessione sulle competenze e sulle prestazioni per promuovere l’auto-riflessione e l’auto-valutazione tra i docenti, come parte di un processo di crescita continua. Uno strumento importante potrebbe essere che ogni docente alla fine dell’anno scolastico possa effettuare un bilancio delle proprie competenze professionali, per poter evidenziare i lati positivi delle attività messe in campo e indagare le aree di miglioramento sulle quali intervenire per una maggiore efficacia del proprio insegnamento.

In altre parole deve essere un leader “visionario”, capace di creare un ambiente scolastico che valorizzi la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo professionale continuo. Solo attraverso un impegno attivo e una leadership educativa forte, è possibile trasformare la scuola in un luogo di crescita e apprendimento costante per tutti i suoi membri.

3. Cenni sulla ricerca

La ricerca educativa e didattica rappresenta un campo interdisciplinare che si concentra sull’analisi e sul miglioramento dei processi di insegnamento e apprendimento nelle scuole. Si cerca di individuare pratiche efficaci per supportare gli studenti nel loro percorso formativo attraverso l’applicazione di metodologie scientifiche e riflessioni pedagogiche.

La complessità crescente in cui si deve muovere la Scuola a vari livelli, tra le differenze tra gli studenti, nella congerie culturale e sociale del Paese sempre più frammentata, nelle difficoltà di dialogare con le famiglie, non ha avuto riscontro con una più efficace evoluzione della capacità metodologica e didattica. La Scuola cambia ma i percorsi didattici restano sempre gli stessi, se non, addirittura arretrano(6).  È preoccupante che il fenomeno sia in significativo aumento accompagnato da una sensazione di stanchezza da parte di molti insegnanti sempre meno impegnati in forme di didattica attiva. Dalle ultime ricerche sembra che” le metodologie didattiche più utilizzate siano ancora quelle tradizionali, trasmissive, standardizzate, centrate prevalentemente sugli insegnanti, uguali per tutti gli alunni.” (7)

Queste considerazioni inducono ad un cambiamento di paradigma, in cui la ricerca, sia quella pedagogica, sia quella metodologica che è supportata dalla prima, costituisce un’esigenza ormai ineludibile.

Essa è caratterizzata da alcuni aspetti che devono essere sempre presenti nell’azione di una ricerca che si svolge nell’ambito scolastico.

Una prima caratteristica è la riflessività accompagnata dall’orientamento pragmatico. La ricerca educativa si distingue per il suo approccio riflessivo e il focus pratico. Non si limita all’indagine teorica, ma si propone di migliorare le pratiche scolastiche. Donald Schön, con il suo concetto di “ practitioner as a reflective practitioner (il professionista riflessivo)”, ha evidenziato come gli insegnanti possano apprendere dall’esperienza attraverso un ciclo continuo di azione e riflessione.(8) Essa attinge da diverse discipline come la psicologia, la sociologia, e le neuroscienze. Jean Piaget, ad esempio, con la sua teoria dello sviluppo cognitivo, ha fornito strumenti essenziali per comprendere come i bambini apprendono e costruiscono conoscenza in base alle diverse fasi di sviluppo.

Un altro aspetto importante è la contestualità, per cui ogni contesto educativo presenta caratteristiche uniche che influenzano i processi di apprendimento, come evidenziato da autori come Lev Vygotskij, che ha sottolineato l’importanza dell’interazione sociale e del contesto culturale nella formazione delle capacità cognitive. Un’altra caratteristica fondamentale è la sperimentazione, che permette di testare nuove metodologie e strategie didattiche. John Dewey, uno dei pionieri dell’educazione progressiva, ha promosso l’apprendimento esperienziale, invitando gli insegnanti a coinvolgere gli studenti in attività pratiche e significative.

La ricerca educativa richiede la collaborazione tra insegnanti, studenti e famiglie per comprendere appieno le dinamiche dell’apprendimento. Nel modello di “scuola-comunità” di Bronfenbrenner, ogni attore educativo è parte di un ecosistema che influenza il percorso formativo dello studente.

Ogni percorso di ricerca prevede, infine, la valutazione e la validazione dei risultati
La valutazione è essenziale per determinare l’efficacia di una ricerca educativa. L’uso di strumenti quantitativi e qualitativi, come le osservazioni dirette, i questionari e le interviste, è ampiamente sostenuto da autori come Howard Gardner, noto per la teoria delle intelligenze multiple.

La ricerca educativa si avvale di approcci metodologici che combinano elementi qualitativi e quantitativi. La proposta qualitativa privilegia l’osservazione dei fenomeni educativi nella loro complessità e unicità. Elliott, con il suo modello di ricerca-azione, ha dimostrato come questo approccio possa essere utile per affrontare problemi specifici all’interno di una classe. L’approccio quantitativo utilizza strumenti statistici per analizzare dati su larga scala, come nei test standardizzati. Autori come Benjamin Bloom, con la sua tassonomia degli obiettivi educativi, hanno sviluppato strumenti che consentono di misurare l’apprendimento e di definire obiettivi formativi chiari.

Per quanto riguarda le scuole, la ricerca educativa e didattica si traduce in una serie di azioni che implicano la:

1. Progettazione di attività basate sull’evidenza: Le scuole possono integrare pratiche validate dalla ricerca, come il cooperative learning, promosso da autori come Johnson e Johnson.

2. Formazione continua degli insegnanti: La ricerca-azione, ad esempio, incoraggia gli insegnanti a sviluppare strategie personalizzate per rispondere ai bisogni specifici degli studenti.

3. Adattamento alle diversità: Attraverso la teoria delle intelligenze multiple di Gardner, le scuole possono adottare metodi che valorizzano le diverse abilità degli studenti.

La ricerca educativa e didattica rappresenta uno strumento cruciale per migliorare la qualità dell’istruzione. Essa richiede un approccio riflessivo, sperimentale e collaborativo che tenga conto delle specificità dei contesti scolastici e delle esigenze degli studenti. Il dirigente scolastico, guidato da teorie pedagogiche solide e basate sull’evidenza, insieme ai suoi docenti, può diventare agente di cambiamento all’interno delle scuole, creando ambienti di apprendimento inclusivi ed efficaci. Come affermava Paulo Freire, l’educazione è un atto di libertà: attraverso la ricerca, si può garantire che questa libertà sia accessibile a tutti.(9)

Un esempio di ricerca educativa tra i tanti che si stanno implementando nell’ambito delle azioni svolte da Istituzioni, Università e Centri di ricerca è quello che si riferisce al Progetto” MelArete”, un’esperienza d’indagine pedagogica realizzata nella scuola dell’infanzia e primaria nell’ambito di un progetto di educazione etica. “Il problema da cui prende le mosse è la crisi morale che attraversa il nostro tempo, che si esprime in forme di indifferenza verso l’altro, assenza di empatia, comportamenti antisociali e violenti, mancanza di senso civico e comunitario, e indisponibilità a impegnarsi per il bene comune”(10) Per tutti gli aspetti per come è stata realizzato il Progetto si rimanda al testo citato.

4.La Ricerca sugli Scopi Pedagogici e Didattici dell’Intelligenza Artificiale

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI) sta trasformando profondamente il panorama educativo, offrendo opportunità senza precedenti per personalizzare l’apprendimento, migliorare la gestione scolastica e potenziare le competenze di insegnanti e studenti. In questo contesto di rapida innovazione, il dirigente scolastico assume un ruolo cruciale come leader educativo e promotore della ricerca sull’integrazione degli strumenti di AI negli obiettivi pedagogici e didattici delle scuole.

Egli deve esercitare, in modo specifico, una visione che guida l’Istituzione scolastica verso il futuro. Nell’ambito della ricerca sull’AI, il dirigente è chiamato a identificare e valutare le tecnologie emergenti, assicurandosi che siano in linea con la missione educativa dell’istituto. La sfida principale è integrare l’AI non come un fine, ma come un mezzo per raggiungere obiettivi pedagogici: migliorare il successo scolastico, promuovere l’equità e incoraggiare l’innovazione didattica.

Attraverso la collaborazione con esperti e stakeholder, egli deve costruire una visione strategica sull’uso dell’AI, analizzando i suoi potenziali benefici e rischi. Ad esempio, può favorire l’uso di piattaforme di apprendimento adattivo che rispondono ai bisogni specifici degli studenti o introdurre strumenti di analisi dei dati per monitorare i progressi.

Il dirigente scolastico ha la responsabilità di promuovere una cultura della ricerca tra docenti e studenti, sostenendo l’indagine sull’impatto dell’AI nell’insegnamento. Può avviare progetti pilota, collaborare con università e istituti di ricerca, e favorire workshop e seminari per esplorare le potenzialità di queste tecnologie.

Un esempio concreto potrebbe essere l’applicazione dell’AI per analizzare il rendimento scolastico, identificare lacune nell’apprendimento e proporre interventi mirati. Inoltre, il dirigente può incentivare l’utilizzo dell’AI per personalizzare il percorso educativo degli studenti con bisogni speciali, riducendo barriere e promuovendo l’inclusione

L’AI è uno strumento complesso, e il suo impatto positivo dipende dalla capacità degli insegnanti di usarlo efficacemente. Il dirigente scolastico ha il compito di organizzare programmi di formazione che forniscano al personale scolastico le competenze necessarie per integrare l’AI nei processi didattici.

Inoltre, è fondamentale creare un ambiente di supporto in cui gli insegnanti possano sperimentare nuove metodologie, condividere esperienze e riflettere sull’efficacia degli strumenti adottati. Questa rete di apprendimento professionale, promossa dal dirigente, consente un’implementazione più consapevole e sostenibile dell’AI.

Uno degli aspetti più delicati nell’adozione dell’AI riguarda le implicazioni etiche e la gestione dei dati. Il dirigente scolastico ha il dovere di garantire che le tecnologie utilizzate rispettino i principi di trasparenza, equità e tutela della privacy.

La sensibilizzazione di insegnanti, studenti e genitori su questi temi è essenziale per costruire fiducia nell’uso dell’AI., Egli, inoltre, deve collaborare con esperti legali e tecnici per assicurarsi che le soluzioni adottate rispettino normative come il GDPR e che i dati raccolti siano utilizzati esclusivamente per scopi educativi.

Il dirigente scolastico, infine, deve agire come mediatore tra la scuola e la comunità, incoraggiando il dialogo sull’AI e il suo ruolo nell’educazione. Attraverso incontri pubblici, forum e partnership con aziende tecnologiche e istituzioni accademiche, il dirigente può creare un ecosistema collaborativo che sfrutti l’AI per migliorare l’apprendimento e rispondere alle esigenze di una società in continua evoluzione.

Il dirigente scolastico, in conclusione, è il pilastro centrale per guidare l’integrazione dell’AI nell’educazione, promuovendo ricerca, innovazione e inclusione. Il suo ruolo è quello di bilanciare opportunità e sfide, mantenendo sempre al centro i bisogni degli studenti e il valore della relazione educativa. In un’era di cambiamento tecnologico, un leader scolastico competente e visionario può trasformare l’AI in un alleato potente per raggiungere nuovi traguardi pedagogici e didattici.

5.Conclusioni

Il dirigente scolastico, come si è cercato di dimostrare, è chiamato a promuovere una cultura della ricerca all’interno della scuola, incoraggiando gli insegnanti a riflettere sulle proprie pratiche e a sperimentare nuove metodologie didattiche.

L’educazione deve essere un processo dinamico, un percorso in cui gli insegnanti preparino una strada che gli studenti possano percorrere attivamente e criticamente e di questo atteggiamento il dirigente scolastico deve farsene promotore e facilitatore favorendo ambienti di apprendimento in cui i ragazzi possano esplorare, fare domande e sviluppare un pensiero critico. Questo intendimento richiede una costante ricerca e un continuo aggiornamento sulle nuove metodologie didattiche e sugli strumenti tecnologici che possono facilitare l’apprendimento.

In questo approccio l’ANDIS, come Associazione professionale rappresentativa dei dirigenti scolastici, può svolgere (e svolge) un ruolo di affiancamento e di supporto attraverso percorsi di ricerca-azione su problematiche di urgente attualità, come la dispersione scolastica e l’inclusione, come stiamo sperimentando nell’ambito dei Gruppi di studio e di affiancamento nati nell’ambito del Direttivo della Provincia di Napoli dell’Associazione. L’iniziativa del gruppo di ricerca ANDIS Napoli si colloca come un contributo attivo nei confronti dei soci per promuovere una “ricerca sul campo” su un’emergenza educativa e sociale che coinvolge tutta la comunità educante.

La proposta ha come finalità di affrontare in maniera diretta i bisogni specifici del contesto scolastico e territoriale per sostenere iniziative di affiancamento alle scuole, implementando, quindi, una serie d’incontri di sensibilizzazione sui temi legati alla dispersione scolastica, all’abbandono precoce, alla povertà educativa, all’analfabetismo funzionale, perseguendo iniziative di diversa natura: attività di orientamento e/o ri-orientamento, itinerari aggregativi-socializzanti, percorsi di rafforzamento della motivazione e delle competenze, patti educativi di comunità.

Il ruolo del dirigente scolastico nella ricerca educativa e metodologica è quindi fondamentale per la crescita e l’innovazione all’interno delle scuole; soltanto in questo modo egli potrà riaffermare quella posizione di leader educativo, impegnato nella costruzione di una Scuola che prepara gli studenti ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo. La promozione della ricerca educativa, in definitiva, non è quindi un obiettivo secondario, ma una leva strategica per un futuro educativo di qualità.


 (1)– Dichiarazione dell?intendente  del Washington Office of Istruction, 2024
(2)– D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 ,Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997
 (3)– G.Cerini, 2015
(4)– A. Giunti, La scuola come “centro di ricerca”, La Scuola, Brescia 1973;
(5)– D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 ,Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997
(6)-D.Ianes, G.Augello Gli inclusioscettici, Erickson, Trento 2023
(7)– ibidem
(8)– D. A. Schön Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale. 2024 Dedalo Bari
(9)– P. Freire L’educazione come pratica di libertà, 2024, Mimesis Ed, Milano
(10)– Mortari, L., Valbusa, F., Ubbiali, M. La metodologia della ricerca educativa: un esempio di ricerca per i bambini. Pedagogia Più Didattica, (2020).

 


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Posted 15 Gennaio 2025 by admin in category articoli