Novembre 11

Una riflessione sul ruolo del Dirigente scolastico nell’attuazione del Piano scuola 4.0

kid-and-computerUna riflessione sul ruolo del Dirigente scolastico nell’attuazione del Piano scuola 4.0
di Mario Di Maio

“Il miglior computer che si possa mettere a bordo delle navi spaziali è l’uomo” (Wernher Von Braun)

1.Introduzione

La lettura del Piano Scuola 4.0, con tutti i termini relativi all’educazione digitale, mi ha fatto tornare indietro con la mente all’utilizzazione dei primi computer nell’ambito della didattica. Era la fine degli anni ’80, un’epoca veramente pionieristica, in cui i computer si chiamavano Atari, Texas instruments e il “famoso” Commodore 64. La “potenza” dei linguaggi di programmazione e delle sue applicazioni era molto, ma molto limitata rispetto alla “memoria” dei computer moderni che “viaggiano” con capacità di svariati terabyte.
Il Commodore 64 si chiamava così a causa dei 64 K di RAM (così si spiega il numero 64, accanto al logo Commodore), oggi una “memoria” irrisoria, ma, all’epoca, una capacità enorme di gestire dati. Era in grado di far girare programmi complessi e di essere programmato direttamente dall’utente, tramite il sistema operativo Basic. Tra i programmi che esso utilizzava ce n’era uno, il Logo (il programma della Tartaruga) ideato da Seymour Papert, che aveva studiato con Jean Piaget. Il ricercatore sudafricano era enormemente ispirato dall’immagine che lo psicologo svizzero aveva del bambino e dall’idea di quanto i bambini potessero imparare senza un insegnamento diretto.
In particolare, voleva studiare quali fossero le migliori condizioni per agevolare lo sviluppo cognitivo nei più piccoli, specie per quel che riguardava il pensiero formale e i principi di programmazione.
Tale idea pedagogica ispirò il mio primo approccio con gli alunni e l’uso del computer, con un’attività laboratoriale in cui gli scolari venivano impegnati in giochi di percorso e nella realizzazione di figure geometriche; soltanto dopo ci accostavamo al computer. Mi ero convinto, già da quei primi contatti con gli elaboratori, che i supporti informatici devono costituire uno strumento per innescare i processi di apprendimento degli alunni e non il centro dell’attività didattica, rifacendomi anche ad una celebre frase di Papert che, metaforicamente, affermava:” Dovrebbe essere il bambino a programmare il computer e non il computer a programmare il bambino.”(1)
A parte le sperimentazioni, a cui nel mio piccolo partecipai con i primi avvicinamenti alla programmazione e alla creazione di learning object, gli strumenti digitali hanno fatto un decisivo passo, in avanti, come dotazione, nel 2007, con l’introduzione delle LIM (lavagne interattive multimediali), ma ciò ha favorito un cambiamento di rotta nella didattica? Le ricerche effettuate negli anni e l’esperienza diretta non fanno propendere per un riscontro del tutto positivo.

2.Il Piano Nazionale Scuola Digitale

Nel 2015, con la riforma della “Buona Scuola”, viene emanato il Piano Nazionale Scuola Digitale, finalizzato all’innovazione del sistema scolastico e alle opportunità offerte dall’educazione digitale. Nell’incipit del progetto si evidenzia un’importante affermazione che può servire per comprendere meglio che l’introduzione di strumenti informatici sempre più sofisticati non deve far dimenticare l’importanza di un approccio comunicativo-relazionale che continua a rappresentare l’elemento strategico fondamentale dei processi di apprendimento e d’insegnamento.
”Parlare solo di digitalizzazione, nonostante certi ritardi, non è più sufficiente perché rischierebbe di concentrare i nostri sforzi sulla dimensione tecnologica invece che su quella epistemologica e culturale. Questo Piano non è un semplice dispiegamento di tecnologia: nessun passaggio educativo può infatti prescindere da un’interazione intensiva docente discente e la tecnologia non può distrarsi da questo fondamentale “rapporto umano”(2). Nel capitolo 3 si affermava che “Occorre quindi che gli sforzi di digitalizzazione siano canalizzati all’interno di un’idea di innovazione, di scuola non più unicamente trasmissiva, e di scuola aperta e inclusiva in una società che cambia”(3). Tutto ciò per dire che l’educazione digitale non può essere pensata ed applicata in un contesto in cui le dotazioni informatiche rappresentino un disegno esclusivo per l’attività didattica ma vengano inserite in un progetto formativo complessivo che, tra gli altri fattori, tenga conto dell’esistente, e veda una partecipazione “forte” dei docenti ma anche degli studenti, dei genitori e del contesto socio-culturale.

3.Il Piano Scuola 4.0 e il ruolo del Dirigente scolastico

Nell’ambito della realizzazione del Piano Scuola 4.0, il ruolo del dirigente scolastico è fondamentale.
“La responsabilità di abilitare lo spazio alla pedagogia e di trasformarlo in “ambiente di apprendimento” è affidata al dirigente scolastico per l’aspetto organizzativo e ai docenti per l’aspetto didattico, ma richiede il coinvolgimento attivo dell’intera comunità scolastica per rendere sostenibile il processo di transizione verso un più efficace modello formativo ed educativo”(4).
In questa enunciazione i compiti che spettano al dirigente scolastico sono abbastanza riduttivi, per cui mi sembra opportuno delinearli in modo più analitico.
Un primo approccio dovrebbe consistere in una ricognizione degli spazi e delle attrezzature, per delineare una sorta di “tassonomia” dei locali e delle funzioni.

La nostra scuola può essere “regular”, (5) in cui l’organizzazione degli spazi e, di conseguenza i tempi e il curricolo, sono quelli di tipo tradizionale, con la presenza delle aule e dei laboratori. La scuola può essere organizzata anche attraverso l’implementazione di aule-laboratorio, in cui il modello didattico è quello del DADA (didattica per ambienti di apprendimento) in cui si realizza una “differenziazione” delle aule, con una serie di supporti digitali per le diverse discipline. Un’altra sistemazione è quella dell’Extra Small” (piccolo e mobile) (6), con laboratori su rotelle, per cui ogni aula diventa un atelier.
Un’ ulteriore sistemazione degli spazi può essere quello dell’“Extra large” (spazi fluidi), con l’implementazione di grandi spazi, l’uso didattico dei corridoi, l’utilizzazione di spazi esterni alla scuola. Tutto ciò opera una modifica sostanziale dello spazio.
In questa disamina relativa alla ricognizione degli ambienti scolastici e di una loro sistemazione per rispondere in modo più adeguato agli obiettivi del Piano Scuola 4.0, mi sembra opportuno riportare alcune delle indicazioni fornite dall’INDIRE, che, in seguito a delle ricerche approfondite, confrontandosi anche con le realtà scolastiche di altri Paesi europei, ha delineato una mappa particolarmente articolata, un Manifesto per gli “SPAZI EDUCATIVI PER LA SCUOLA DEL TERZO MILLENNIO” in cui propone l’articolazione degli ambienti con la realizzazione di uno “ Spazio di gruppo”, per il lavoro di gruppi di studenti, “ Spazio di esplorazione” con strumenti per l’osservazione, la sperimentazione e la manipolazione, “ Spazio individuale”, per la riflessione e la lettura, l’”Agorà, un ambiente per la discussione collettiva e la condivisione di eventi aperti anche al territorio ed infine uno “Spazio informale” per valorizzare le competenze e le capacità degli alunni in attività libere (7).

4.Finalità del Piano

Il secondo momento è quello della progettazione di una scuola che possa rispondere alle finalità del Piano stesso. Questo obiettivo potrebbe costituire un’importante occasione per rimodulare il curricolo di Scuola secondo modalità maggiormente innovative e che hanno la loro naturale evidenza in una disposizione degli ambienti più funzionali alle attività di apprendimento e d’insegnamento. Questo momento dovrebbe garantire uno scambio di idee tra i docenti, del loro modello di scuola e di un tentativo di modifica di pratiche obsolete. Il confronto tra gli insegnanti dovrebbe avere come suo naturale addentellato un dibattito autentico con le famiglie e con gli altri “portatori d’interessi” del contesto socio-culturale, in un tentativo di avviare, se non è già presente, la realizzazione di una significativa “comunità educante”. Si dovrebbe, così giungere alla concretizzazione di ““ambienti di apprendimento innovativi” connessi a una visione pedagogica che “mette al centro l’attività didattica e le studentesse e gli studenti, secondo principi di flessibilità, di molteplicità di funzioni, di collaborazione, di inclusione, di apertura e di utilizzo della tecnologia”(8).
Occuparsi soltanto delle dotazioni tecnologiche non sembra una strategia vincente se ad esse non si accompagna una modifica del modo di fare scuola soltanto di tipo trasmissivo.
La SIRD (Società Italiana della Didattica) ha promosso, nel 2020, una ricerca nazionale per avviare un confronto sulle modalità di didattica a distanza adottate dalle scuole e dai singoli insegnanti nel periodo di sospensione dell’attività scolastica dovuta all’emergenza Covid-19. Essa ha evidenziato dei risultati del tutto insufficienti relativamente alle attività d’insegnamento e di apprendimento in quanto questa strategia metodologica “non ha favorito strategie didattiche diverse da quelle tradizionali. Le maggiori difficoltà in questo senso sono ricadute sulla scuola dell’infanzia e sulla primaria che tradizionalmente sono più attive della scuola secondaria. In qualche modo la DAD ha riprodotto i limiti della didattica in presenza.” (9)
Nel corso degli Stati generali della scuola digitale, promossi dal Centro studi “Impara Digitale”, si è, inoltre, sottolineato che non sempre l’utilizzazione di supporti digitali ha dato quei risultati di “ magnifiche e progressive sorti” che s’immaginavano, evidenziando, ancora una volta, l’importanza di una didattica basata sugli aspetti comunicativi e relazionali del docente (10) “Per fare una scuola che sia speranza e che si trasformi in desiderio di conoscenza basta un maestro”, ha sintetizzato Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova (11).
Un’altra ricerca «Digitale sì, digitale no», condotta da Acer, Centro studi “Impara Digitale”, Cnis, Università Bocconi e Università di Padova, ha evidenziato che il problema dell’uso del digitale si è esteso anche al di fuori del contesto scolastico. I genitori, spesso, “utilizzano il device digitale fin dalla più tenera età come strumento sostitutivo del rapporto educativo, per tener impegnato e per distrarre il bambino”(12).
“I docenti devono riprendere in mano la didattica, basandola sul recupero delle relazioni umane e staccandosi dall’uso del digitale a tutti i costi: per i ragazzi la tecnologia è completamente trasparente, deve tornare a essere uno strumento, non un fine Dobbiamo decidere il futuro che vogliamo per i nostri figli, che non possiamo delegare al digitale: non c’è altra strada se non recuperare l’umano”(13).

5.       Un altro compito fondamentale

Il dirigente scolastico ha poi il compito di far riflettere su un altro compito fondamentale che qualifica la realizzazione del Piano Scuola 4.0.
“L’investimento 3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi” (1,1 miliardi di euro) si concentra sullo sviluppo delle competenze informatiche necessarie al sistema scolastico per svolgere un ruolo attivo nella transizione verso i lavori del futuro e di percorsi didattici e di orientamento alle discipline scientifiche (STEM – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), anche per superare i divari di genere” (14).
Quali sono i lavori del futuro e le relative competenze? Per dare una risposta, anche se sommaria, a tale quesito, bisogna far riferimento, ancora una volta, a delle competenze che non siano squisitamente tecniche e riferite al mondo digitale, che pure sono importanti ma contenute in una più ampia struttura che è costituita dalle Life Skills. Le competenze non cognitive possono essere assimilate a quegli stili di vita che conducono a comportamenti positivi e di adattamento, che rendono capaci di affrontare in modo efficace le sfide che la vita ogni giorno pone sulla nostra strada, di gestire l’ansia e le situazioni conflittuali.
Nei Documenti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) esse vengono definite come”… le competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni”(15).
La descrizione data implica che le competenze che possono essere comprese nelle Life Skills sono quasi incalcolabili anche se esaminandole più in profondità, “emerge l’esistenza di un nucleo fondamentale di abilità che sono alla base delle iniziative di promozione della salute e del benessere di bambini e bambine e degli adolescenti.” (16)
Secondo il report “Future of Jobs 2020” del World Economic Forum, entro il 2025 la metà della forza lavoro dovrà adeguare le proprie competenze alle trasformazioni a cui è sottoposto il mercato per effetto dello sviluppo tecnologico. Nel rapporto si stima che l’incremento dei processi di automazione potrebbe causare, da qui a 5 anni, una perdita di circa 85 milioni di posti di lavoro. Al contempo, però, l’esigenza di far fronte alle conseguenze che tale fenomeno comporta – ovvero la nuova divisione del lavoro fra umani, macchine e algoritmi – produrrebbe ben 97 milioni di nuovi impieghi.
Il Forum apporta un ulteriore tassello a quelle che sono le principali “skills” necessarie per poter affrontare al meglio questa delicata sfida, sintetizzandole in 10 punti:

· Pensiero analitico e innovazione.

· Apprendimento attivo e strategie di apprendimento.

· Capacità di risolvere problemi complessi.

· Pensiero critico e capacità di analisi.

· Creatività, originalità e spirito d’Iniziativa.

· Leadership e influenza sociale.

· Uso di tecnologie, monitoraggio e controllo.

· Progettazione e programmazione tecnologica.

· Resilienza, gestione dello stress e flessibilità.

· Ragionamento, problem solving e ideazione.

Realizzare un percorso di acquisizione di queste competenze può rappresentare, sia per la Scuola sia per le imprese, ma soprattutto per gli studenti, una chiave importante per trasformare le prossime sfide che il mondo pone a tutti quanti in grandi opportunità.(17)
In quest’ottica il dirigente scolastico dovrà operare perché i docenti e i formatori in generale acquisiscano e/o consolidino le competenze necessarie alla creazione di didattiche applicate e metodi di insegnamento e formazione innovativi, incentrati sul discente, che promuovano il pensiero critico e creativo, per realizzare contenuti e ambienti di apprendimento sicuri, inclusivi e di notevole qualità, nella consapevolezza che “docenti ben formati, capaci di utilizzare le tecnologie digitali in modo pedagogicamente adeguato e attento alle questioni dell’età e della dimensione di genere, rappresentano un fattore fondamentale per realizzare un’istruzione digitale inclusiva e di elevata qualità per tutti”(18).
Per concludere il Piano Scuola 4.0 dev’essere inteso come un momento di riflessione “operativa” che rappresenti un “in medio stat virtus”, un equilibrio, tra la categoria degli “apocalittici” che intendono la diffusione della tecnologia informatica come un male da evitare a tutti i costi, e gli “integrati” che vedono l’utilizzazione dei supporti digitali come la “panacea” per risolvere tutte le problematiche relative all’educazione. In questo equilibrio bisogna continuare a rammentare che la finalità di tutte le progettazioni e di ogni intervento metodologico e didattico è la formazione integrale della persona umana, per cui la scuola non può sottrarsi dall’affrontare un suo compito fondamentale che è quello di formare e di formarsi all’uso appropriato e critico del digitale.


 

1 S.Papert, Mindstorms: Children, Computers, and Powerful Ideas, 1980
2 Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) Documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,2015
3 Ibidem
4 Adozione del “Piano Scuola 4.0” in attuazione della linea di investimento 3.2 “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori”, M.I., n 161 del 14/06/2022 5 Da D. Barca, PNRR e Scuola 4.0: 3 B per guardare lontano, Campustore, https://www.youtube.com/watch?v=q5pCE8_5ozI
6 Ibidem
7 Manifesto per gli spazi educativi, INDIRE
8 Ibidem
9Ricerca nazionale SIRD Per un confronto sulle modalità di didattica a distanza adottate nelle scuole italiane nel periodo di emergenza COVID-19.
10 Stati Generali della Scuola Digitale, edizione 2019
11 Ibidem, intervento Professoressa D.Lucangeli
12 D. Bardi, F. Sacco (a cura) Report della ricerca “ Digitale si, digitale no” ,2019
13 Ibidem
14 Adozione del “Piano Scuola 4.0” in attuazione della linea di investimento 3.2 “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori”, M.I., n 161 del 14/06/2022
15 LIFE SKILLS EDUCATION FOR CHILDREN AND ADOLESCENTS IN SCHOOLS, OMS, 1997
16 Idem
17 Rapporto sul futuro dell’occupazione 2020, World Economic Forum, ottobre 2020
18 Conclusioni del Consiglio sull’istruzione digitale nelle società della conoscenza europea, 2020


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Posted 11 Novembre 2022 by admin in category articoli